«La mia nonna paterna,
Rostello Agnese mi raccontava spesso episodi della sua infanzia e gioventù. Nata nella bassa veronese, a Pressana, mi pareva parlasse di terre lontane.
Mi aveva spesso menzionato un fratello che era “morto sotto le bombe con tutti i suoi figli“. Al racconto, già di per sé terribile, lei aggiungeva che si erano tutti rifugiati solo il tavolo ma non erano riusciti a salvarsi.
Ora, da adulta, nelle ricerche genealogiche dal lato paterno, ho scoperto il nome (che non ricordavo), Guglielmo, ma non riuscivo a trovare traccia della sua morte nei registri online e nemmeno cartacei. Sentita una vecchia zia, lei ha ricordato (improvvisamente) che erano morti a Torino durante un bombardamento. Pare fossero vicino alla stazione e che non siano riusciti a raggiungere il rifugio antiaereo al suono delle sirene. La moglie, Delia (non sa il cognome), incinta di 8 mesi fu estratta dalle macerie e data per morta, ma in realtà si salvò. Il piccolo che portava in grembo, però, nacque morto.

Ho cercato online e ho scoperto che la città di Torino era stata pesantemente bombardata dagli alleati nel 1942, quasi completamente rasa al suolo con pesantissime perdite anche tra i civili. In particolare, il 20 novembre, un’ora e mezza di bombe uccise 177 persone. A memoria, esiste ampia documentazione e, nel cimitero monumentale, un monumento ai caduti che riporta i nomi dei 2045 caduti. Dalle foto trovate sul web, tra quei nomi, ho trovato anche quelli dei miei parenti. Il prozio Rostello Gugliemo (anni 36) e i figli Jolanda, Franco, Sergio, Giorgio, e Annamaria, dai dodici ai due anni di età.
Visitando il piccolo cimitero del paese di origine, ho trovato la loro lapide e una foto, anche se non credo che le loro spoglie si trovino lì. Più probabilmente è una foto commemorativa. Nessuna traccia della mamma.
Ma i registri dell’Archivio di Stato, quando on line non si trova nulla, restituiscono pezzi di vita e famiglie, e qui – come annotazione sul registro di nascita di Guglielmo, ho trovato anche il cognome di Delia: Fraccaroli. Risultano essersi sposati a Verona nel 1933. Adesso la ricerca riparte per provare a ricostruire, se si può, la vita di questa sfortunata donna, unica sopravvissuta di una famiglia numerosa che si era trasferita a Torino sicuramente aspirando a una vita migliore».
Un racconto di Cristina Cesaretto


